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Credere nell’accreditamento: quali facilitatori in simulazione validati e credibili?

Alessandro Barelli
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L’accreditamento dei facilitatori in simulazione: tra entusiasmo e confusione.

Accreditare: un verbo che si addice a situazioni diverse e lontane tra di loro; non ci interessano quelle finanziarie mentre vogliamo parlare dei contesti in cui il verbo significa “rendere credibile”, “validare”, “riconoscere”. Nell’ambito sanitario ed educativo, il verbo accreditare da molti anni occupa una posizione chiave: pensiamo all’accreditamento di professionisti e strutture sanitarie per l’esecuzione di procedure diagnostico-terapeutiche o pensiamo all’accreditamento di centri e agenzie formative.

Accreditare, cioè validare le competenze di altri garantendo il mantenimento di standard di qualità riconosciuti e quindi i risultati dell’operato dei professionisti.

Il primo e irrinunciabile requisito di un processo di accreditamento è la credibilità del soggetto accreditante: una Società Scientifica, un Ente Pubblico, una Agenzia Governativa. Scivoliamo nel gioco di parole e diciamo che in mancanza di credibilità del soggetto accreditante non esiste accreditamento credibile (sigh!)

A causa dell’alta complessità delle competenze didattiche richieste ad un facilitatore in simulazione, è da tempo sentito il forte bisogno di identificare standard di qualità sostenibili e utilizzabili da chiunque si cimenti con l’arte della simulazione. Nel panorama internazionale le due Società Scientifiche più rappresentative e riconosciute, la Society of Simulation in Healthcare (SSH) e la Society for Simulation in Europe (SESAM), hanno disegnato e implementato programmi di accreditamento per centri e facilitatori in simulazione. La credibilità delle due società non è in discussione: nomi come Peter Dieckmann, Doris Østergaard, David Grant, Pier Luigi Ingrassia sono il passato e il presente della simulazione in Sanità.

Situazione ancora in progress in Italia: alcuni tentativi di riconoscimento dei Centri di Simulazione, costruzione di programmi di formazione per i facilitatori, consensus meetings finiti nel nulla. 

Per questo motivo ritengo che qualsiasi progetto finalizzato a certificare, ecco un altro verbo connesso al verbo accreditare, i facilitatori in simulazione debba essere visto con interesse, anzi entusiasmo, e possa richiedere il contributo degli stakeholders italiani.

Questo è lo spirito con cui ho accolto a suo tempo il programma di certificazione proposto da Accredia, “ente designato dal governo italiano ad attestare la competenza, l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi e dei laboratori che verificano la conformità dei beni e dei servizi alle norme”, così recita la definizione presente nella home page di Accredia. Nell’ambito della prassi di riferimento UNI/PdR 64.1: 2019, Accredia ha disegnato un processo di certificazione di profili professionali esperti nel settore medico sanitario: sono profili professionali nell’area della complessità e includono la figura del “esperto istruttore di simulazione in medicina”.

Per accedere alla certificazione sono necessari alcuni requisiti formativi di base, come ad esempio la laurea in Medicina e Chirurgia, Scienze Infermieristiche o Psicologia. Sono inoltre necessari requisiti formativi non formali: documentare l’attestazione di 10 crediti ECM come docente rilasciati in corsi accreditati per i quali vi sia da parte del direttore del corso la dichiarazione che sono stati adottati sistemi di insegnamento con la simulazione. Occorre inoltre documentare almeno 10 ore svolte in corsi e convegni come “istruttore in training” con affiancamento di un tutor qualificato. Per accedere alla certificazione non sono invece richieste pubblicazioni o citazioni.

L’esame per la certificazione si svolge nell’arco di una giornata in video conferenza (sincrona) e include dei quiz a scelta multipla, una prova pratica e un colloquio. Viene fornito in precedenza del materiale informativo riguardante dizionari e compendi di simulazione.

Per quanto riguarda la credibilità della faculty, la prassi di riferimento citata prevede specificamente dei criteri di qualificazione degli esaminatori così specificati: medici chirurghi o infermieri professionali o psicologi con almeno 15 anni di anzianità di laurea e con almeno tre incarichi negli ultimi due anni, come relatore a corsi, convegni e congressi nei quali siano state utilizzate tecniche specifiche di simulazione.

Dopo aver preso consapevolezza delle varie caratteristiche di questo percorso di certificazione l’interesse si è trasformato in confusione e l’entusiasmo in tristezza. È evidente che i requisiti di accesso alla certificazione Accredia consentono a chiunque in possesso di una delle tre lauree citate di accedere e di ottenere il risultato atteso. Ma soprattutto non considerano l’alta complessità delle competenze del facilitatore in simulazione e di fatto ne svalutano la figura. Certificare un facilitatore in simulazione dopo una giornata in video conferenza non è credibile. Facilitare l’apprendimento in Sanità utilizzando la simulazione ad alta fedeltà richiede conoscenze, abilità tecniche e abilità non tecniche che non possono essere validate e quindi certificate con un percorso di questo tipo. Rimane l’importanza dell’esistenza di un programma di certificazione e sono certo che l’ampia disponibilità in Italia di esperti affermati possa rendere in futuro credibile e riconosciuto il percorso gestito da Accredia. Sono altrettanto certo che, al pari del sottoscritto, tutti gli altri esperti che contribuiscono a SimZine condivideranno entusiasmo e interesse e saranno felici di fornire il loro contributo.

Alessandro Barelli
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Alessandro Barelli

Dipartimento di Scienze biotecnologiche di base, cliniche intensivologiche e perioperatorie, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma View all Posts

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