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Un tirocinio da psicologi di simulazione

Michela Bernardini
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Laureandi in psicologia raccontano il loro tirocinio presso un centro di simulazione e riflettono su un possibile nuovo sbocco professionale

Poter costruire competenze nell’ambito della psicologia applicata alle attività di formazione e addestramento che si svolgono in un centro di simulazione, si rivela un compito nuovo e allo stesso necessario e stimolante. I centri e i laboratori di simulazione sono infatti aree attrezzate in cui gli allievi, studenti in formazione e professionisti della salute, possono acquisire abilità e competenze con l’ausilio di simulatori, soluzioni virtuali e pazienti simulati, volte a favorire l’apprendimento esperienziale, attraverso esercitazioni in ambienti realistici, al fine di migliorare sostanzialmente la sicurezza del paziente attraverso il miglioramento della qualità delle cure (1).

Oggi sempre di più, oltre alle classiche competenze sanitarie, è richiesto lo sviluppo e il rafforzamento delle competenze trasversali, fattore importante che favorisce una riduzione significativa degli errori, una maggiore compliance e migliori risultati clinici con maggiore soddisfazione di tutti gli attori (pazienti e operatori sanitari). (4). Risulta ormai documentata, infatti, l’importanza delle abilità trasversali e la necessità di includerle nel percorso formativo di qualsiasi professionista specialmente se orientato verso il concetto di “salute”.

In questo contesto pertanto lo psicologo può, e forse deve, giocare un ruolo importante applicando le competenze professionali acquisite e mettendole al servizio della popolazione sanitaria. 

La figura dello psicologo, elemento di primaria importanza nel contesto dell’équipe operante nell’ambito clinico, è caratterizzata da una grande potenzialità teorica e clinica. Secondo la legge, infatti, lo psicologo è colui che può uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, il sostegno psicologico, l’abilitazione e la riabilitazione, rivolti alle persone, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. Ad oggi, il ruolo dello psicologo in contesti che prevedono la simulazione per professionisti sanitari non è definito, circoscritto né tantomeno previsto. Infatti, non esiste un percorso formativo per uno psicologo che si vuole approcciare ed inserire in tali ambiti.

Il Centro di Simulazione SIMNOVA, dopo un percorso burocratico iniziato già qualche anno fa, quest’anno ha offerto la possibilità di un tirocinio pratico a laureandi in Psicologia Clinica e Salute. Il tirocinio è stato caratterizzato da incontri a distanza e in presenza, come momenti di confronto su dubbi e aspettative, che hanno evidenziato una scarsa conoscenza del settore della simulazione in sanità, momenti di approfondimento teorico attraverso ricerche bibliografiche mirate a conoscere e la dottrina della simulazione e le attività svolte in un centro di simulazione, e momenti di pratica attiva in cui si è assistito a simulazioni rivolte agli studenti dell’ultimo anno di medicina e a laboratori di abilità sociali e comportamentali, per concludersi una elaborato conclusivo da parte del tirocinante.

Marianna Frisoli, Ludovica Girotto e Alessandro Biffi dell’Università degli Studi di Bergamo, ci raccontano la loro esperienza di tirocinio.

1 – Conoscevate la simulazione prima del tirocinio? Cosa ne pensate ora? 

Prima del tirocinio,vuoto assoluto. 
Ora forse abbiamo le idee un po’ più chiare: sappiamo che permette di lavorare con il futuro personale sanitario, di togliere la polvere dalle tecniche di chi è già esperto aggiungendo al tutto un pizzico di riflessione psicologica.

2 – Qual è la cosa più interessante che avete imparato/osservato durante questo percorso?

Ciò che ci ha maggiormente colpito è la grande disponibilità e varietà del materiale a uso scenico e il largo impiego tecnologico, utili a rendere la simulazione un contesto altamente realistico. Abbiamo avuto modo di osservare anche come il lavoro di equipe sia fondamentale per permettere un corretto svolgimento dell’attività, sia per chi offre il servizio sia per chi ne usufruisce. 

In quanto futuri psicologi è stato, inoltre, importante valutare come per altre discipline, ad esempio quella medica, il limite tra le competenze tecniche e non tecniche sia percepito come marcato, a differenza della psicologia che dove il confine è più sfumato. 

3 – Cosa pensavi di imparare e non hai imparato?

Difficile dire cosa ci aspettassimo di imparare. La nostra scelta iniziale è stata spinta dal desiderio di trovare informazioni utili all’approfondimento delle nostre tesi (Sei curioso di sapere gli argomenti? Vedi BOX1), ma nonostante così non sia stato, abbiamo comunque fatto tesoro delle molteplici informazioni acquisite.

Le nostre Tesi

Alessandro Biffi, “I benefici psicologici del gioco di ruolo ludico.”
Marianna Frisoli, “L’intervento psicologico nel fine vita: gli effetti emotivi sul paziente, sulla famiglia e sul professionista.”
Ludovica Girotto, “La metacognizione nei Medici di Medicina generale: processo decisionale e tratti di personalità”

4 – Alla luce del tirocinio, qual è il ruolo dello psicologo in un Centro di Simulazione?

È ancora da delineare. Da ciò che abbiamo potuto osservare, lo psicologo svolge in equipe ricerche bibliografiche con l’obiettivo di ampliare le conoscenze e le qualità sulle nuove tecniche e, in secondo luogo, assume un ruolo conclusivo occupandosi della fase di debriefing attribuendo significato alla simulazione.

5 – Cosa portate a casa da questa esperienza?

Essendo il contributo della psicologia nella simulazione ancora in costruzione, ciò che maggiormente ci portiamo a casa è stata la sensazione di sentirci parte di un nuovo progetto grazie al quale abbiamo acquisito competenze e consapevolezze riguardo un settore a noi sconosciuto. Inoltre, aver assistito e partecipato al pratico svolgimento del lavoro psicologico quotidiano ci ha permesso di soddisfare il nostro desiderio di non fermarci solo ai libri. Nonostante questo, abbiamo anche trovato il tempo di socializzare con persone mai conosciute dopo cinque anni di lezione insieme.

6 – Cosa pensi di aver dato al Centro di Simulazione?

Il nostro contributo più grande sia stato forse l’aver dato vita ad una riflessione su come estendere la simulazione anche alla formazione psicologica e non solo medica: proporre, quindi simulazioni formative con l’obiettivo di insegnare agli studenti di psicologia a posizionarsi in equipe servendosi di un crossover di diverse facoltà (scienze dell’educazione, medicina, infermieristica, scienze della formazione primaria…). Questo aiuterebbe gli studenti a toccare con mano le situazioni nelle quali si troveranno a lavorare il tutto in un ambiente protetto, chiuso e gestito in cui è permesso relazionarsi al soggetto “per tentativi ed errori” con la supervisione di un esperto. 

7 – Suggeriresti ad un altro studente di psicologia  questo tipo di tirocinio? Perché sì o perché no?

Indubbiamente! Oltre ad essere una esperienza interessante ed istruttiva, lascia anche tanto spazio al divertimento. Ci sentiamo però di consigliare una prevalenza di incontri in presenza. 

8 – Aspetti da migliorare?

Nella nostra vita tanti… nel tirocinio curriculare invece crediamo che possa essere utile non limitare il contributo del tirocinante alla mera ricerca (bibliografica e non) ma coinvolgerlo in un’esperienza più diretta e pratica. Per quanto riguarda invece l’ambito della simulazione, da futuri psicologi, ci sentiamo di consigliare una maggior valorizzazione di ciò che il ruolo psicologico può offrire andando oltre l’attività di debriefing e le competenze sulle non-technical skills.

Michela Bernardini
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Michela Bernardini

SIMNOVA, Centro di Simulazione in Medicina e Professioni Sanitarie, Università degli Studi del Piemonte Orientale, Novara View all Posts

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